Mi perseguita", afferma l'autore della foto "inquietante
![Mi perseguita", afferma l'autore della foto "inquietante](/wp-content/uploads/me-assombra-diz-autora-de-foto-perturbadora.jpg)
Qualche tempo fa abbiamo parlato del potere delle immagini che registrano le tragedie, di quanto siano presenti nei telegiornali e nei grandi premi di fotogiornalismo. È difficile, però, misurare la dimensione umana che un'immagine può raggiungere, facendo capire che non si tratta solo di grafica - si tratta del dolore delle persone. È anche difficile valutare il prezzo che fa pagare a chi sta dall'altra parte dello schermo,Spesso visto come un "avvoltoio" che rovina il diritto ultimo di chi soffre. Parlavamo anche di Kevin Carter.
Guarda anche: Che cos'è il Prompt Engineering?Questa settimana, la rivista Squadra ha pubblicato la testimonianza di Taslima Akhter, una fotografa bengalese che si trovava tra le macerie dell'edificio crollato a Savar, nella periferia di Dhaka, capitale del Bangladesh, il 24 aprile scorso. Ha scattato una di quelle foto che è difficile dimenticare. L'ha chiamata Abbraccio finale ("Abbraccio finale"), un'immagine che simboleggia la tragedia che ha causato più di mille morti e quasi 2.500 feriti.
"Molte immagini potenti sono state realizzate dopo il devastante crollo della fabbrica tessile alla periferia di Dhaka. Ma una foto straziante è emersa, catturando la tristezza di un intero paese in una singola immagine", ha postato il Squadra sul proprio sito web.
Il fotografo bengalese Shahidul Alam, fondatore dell'istituto di fotografia dell'Asia meridionale Pathshala, ha dichiarato alla rivista che l'immagine, "pur essendo profondamente inquietante, è di una bellezza ammaliante. Un abbraccio nella morte, la sua tenerezza si eleva al di sopra delle macerie per toccarci dove siamo più vulnerabili. Con calma, ci dice: mai più".
Per Taslima, la sensazione che evoca è di smarrimento: "Ogni volta che guardo quella foto, mi sento a disagio - mi perseguita. È come se mi dicessero: 'Non siamo un numero, non siamo solo manodopera a basso costo e vite a basso costo. Siamo esseri umani come voi. Le nostre vite sono preziose come le vostre, e anche i nostri sogni sono preziosi'".
La donna ha inoltre raccontato di aver cercato disperatamente di scoprire chi fossero queste due persone, ma di non aver trovato alcun indizio: "Non so chi siano o che relazione abbiano avuto".
Non c'è dubbio che la foto sarà in primo piano nei grandi concorsi di fotogiornalismo del prossimo anno, quando si farà un bilancio della copertura internazionale degli ultimi mesi. Sembra che sia qualcosa di addirittura necessario, perché le conseguenze di questa tragedia (forse "crimine" sarebbe la parola più corretta) non dovrebbero assopirsi sotto le macerie. Sarebbe un modo per placare le incertezze di Taslima:"Circondato da corpi, nelle ultime due settimane ho sentito una pressione e un dolore immensi. Come testimone di questa crudeltà, ho il bisogno di condividere questo dolore con tutti. Ecco perché voglio che questa foto sia vista".